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L'uso alimentare delle verdure o erbe spontanee

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L'uso alimentare delle verdure o erbe spontanee Empty L'uso alimentare delle verdure o erbe spontanee

Messaggio Da Paolinux Sab Lug 23, 2016 4:43 am

L’uso alimentare delle verdure o erbe spontanee è una pratica diffusa in tutta l’Italia e non solo. In ogni contesto, regionale, provinciale e spesso anche nell’ambito stesso di piccoli paesi, si ritrovano specificità che sono ancora tutte da conoscere.

Nonostante l’enorme letteratura scientifica sulla dieta mediterranea, rimane ancora inesplorata, in Italia meridionale, una vasta parte della tradizione alimentare, fatta di verdure ed erbe spontanee.

Dall’etnobotanica al…TEK – Da uno studio etnobotanico (Biscotti, 2012, Biscotti, Pieroni, 2015) sulle erbe selvatiche del Gargano (Fg) (Apulia,  Southern Italy) è emerso che qui si utilizzano ancora almeno 73 specie botaniche di questo tipo: un dato che dimostra una considerevole resilienza di conoscenze tradizionali sull’ambiente  (TEK, Traditional ecological knowledge),  legata alle piante eduli selvatiche.

Diverse specie, inoltre, non sono mai state citate nella letteratura etnobotanica: né in studi condotti sull’Italia meridionale e nemmeno, più in generale, sull’Europa. Già questi dati possono sottolineare il ruolo cruciale giocato dalla cucina popolare nella preservazione della TEK, nonostante l’area studiata sia stata interessata da considerevoli cambiamenti socio-economici (zona turistica tra le più antiche d’Italia) negli ultimi quarant’anni.

Nome volgare, spia del rapporto uomo-piante – Nella maggior parte dei casi abbiamo imparato a nominare e riconoscere piante con una denominazione dialettale. Questa è tipica, innanzitutto, delle specie usate per fini alimentari, che, difatti, sono una parte così integrante della cultura popolare locale, che questa ha loro attribuito un nome tramandato verbalmente. Il nome volgare, come è ovvio, varia incredibilmente da paese a paese, spesso e ancor di più in ambiti regionali. Proprio il nome volgare è il primo punto di interesse dell’etnobotanica, impegnata a ricostruire il diversificato rapporto delle comunità umane con le piante.

Le piante rappresentano la vera interfaccia del rapporto uomo/natura: che siano piante da mangiare o medicinali, è nel loro utilizzo che si realizza in sostanza il più antico, intenso e non facile rapporto tra uomo e natura. Le cucine etniche sono il risultato di questo specifico rapporto, per cui siamo ancora – ma non per molto – ciò che hanno mangiato i nostri antenati.

Fitoalimurgia, la risorsa in tempi di carestia e di guerre – Di erbe spontanee da mangiare se ne è occupata una specifica branca della botanica, conosciuta come fitoalimurgia, che ha avuto il merito di elaborare un patrimonio di conoscenze che più volte è servito, in tempi passati, durante le ripetute carestie (1700-1800), ma anche in tempi a noi più vicini come durante le ultime guerre.

Buone o nocive? L’abilità di riconoscere – Che qualcuno si occupi di raccogliere conoscenze sulle erbe che si possono mangiare è un fatto di grande importanza. Già nella seconda metà del 700 (Giovanni Targioni Tozzetti) si comprende l’utilità di queste conoscenze, per non dimenticare in fondo un’abilità fondamentale: saperle riconoscere, abilità che i nostri antenati hanno acquisito attraverso secoli di esperienze, prove e tentativi nello stabilire cosa fosse buono e cosa nocivo.

Autoproduzione  e autoconsumo, due pratiche da salvare – Tante volte le erbe spontanee hanno permesso la sopravvivenza in condizioni difficili che risulterebbero proibitive, per un occidentale contemporaneo. La fitoalimurgia voleva salvare questi saperi oggi ancor più necessari, perché in gran parte perduti e persino disprezzati – specie nel secolo appena trascorso – anche per una ragione squisitamente culturale.

Altrettanto utili e da recuperare sarebbero le pratiche dell’autoproduzione e dell’autoconsumo. Ma siamo al paradosso. Anche il contadino, ormai, compra tutto: verdure, semi, piante readymade. Lo fa ancora più l’hobbista dell’orto che compra perfino i semi di rucole e cicoriette selvatiche.

Lo scrigno dei saperi della cultura contadina – Le piante spontanee eduli possono rappresentare un’esperienza importante: non si tratta di sperimentare niente di nuovo, ma semplicemente di imparare dai saperi della cultura contadina. È importante, quindi, non disperdere un patrimonio di conoscenze di cui i nostri contadini sono depositari e che rischia di perdersi definitivamente, oggi ancor più prezioso, visto che abbiamo ridotto a non più di 12 specie la fonte dei nostri alimenti vegetali (il 70% sono cereali).

Bibliografia citata

– Biscotti N., 2012, Botanica delle erbe eduli. Peregrinazioni fitoalimurgiche dal Gargano alle Puglie, Centro Grafico Francescano, Foggia.

– Biscotti N., Pieroni A., 2015 – The hidden Mediterranean diet: wild vegetables traditionally gathered and consumed in the Gargano area, Apulia, SE Italy, Acta Soc Bot Pol 84(3):327–338
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